Ho deciso irrevocabilmente
120 anni fa, il 15 novembre 1900, a Padova, una ragazza dell’alta borghesia milanese, Teresa Valsè Pantellini, scrive una lettera memorabile al fratello, comunicandogli la sua scelta di diventare Figlia di Maria Ausiliatrice. Descrive la nascita della vocazione e la catena di pensieri e di dubbi con cui si è confrontata, specialmente in considerazione del suo compito di sorella maggiore che, dopo la morte della madre, si occupa della più piccola Pinetta. Teresa è spinta a seguire il Signore perchè è solo Lui che può disporre di lei.
E mentre afferma “ho deciso irrevocabilmente”, lei stessa dichiara che lontane sono le origini di questa scelta e che qualunque difficoltà il fratello le possa mettere davanti “io le ho tutte misurate e ponderate nella calma più reale della mente nell’assoluta e perfetta indifferenza della volontà, solo per vedere e conoscere quale fosse il volere di Dio e non per contentare me stessa”.
Emerge poi una fiducia che vuol essere contagiosa: un sì è fecondo di “consolazione e letizia” per tutti.
Ecco il testo:
Carissimo Italino,
quante volte ho avuto in mente di parlarti di quanto ora sto per dirti! Prima di lasciare Roma, volevo avvisarti, volevo scrivertelo appena arrivata qui, pensavo parlartene quando sei venuto a Sospirolo, ma la parola si spense sul labbro, la penna si arrestò, ma adesso è ormai tempo e io non posso più ritardare. Mancherei ad un dovere. Volevo farlo prima, ma i tuoi esami mi hanno consigliato di attendere un poco; non volevo turbarti mentre avevi bisogno della tranquillità della mente per attendere con serietà ai tuoi studi. Se prima per debolezza il tacere, ora per affetto e affetto premuroso e sincero che a mio discapito mi suggerì di pazientare ancora un poco. Ma sarai stanco di questi preamboli; vorrai ormai sapere la realtà seppur già non l’hai indovinata. Tu sai e l’hai capito da un pezzo che il mio desiderio e più ancora la volontà di Dio che mi chiama mi avevano determinato fin da molti anni fa a consacrarmi al Signore nella vita religiosa fin dalla mia prima comunione fatta a Poggio Imperiale. Promisi a Dio solennemente di non unirmi mai in matrimonio con alcun uomo per essere tutta Sua e grazie al cielo non sono venuta mai a quella promessa. In questo venne poi la chiamata del Signore alla vita religiosa. Non sono cose che si fanno da un momento all’altro. Vi è bisogno di riflessione. Più varie circostanze mi consigliarono di attendere, ma ogni cosa ha il suo limite ed io avevo pensato di entrare l’anno scorso il 15 novembre dalle salesiane di Don Bosco. Le indisposizioni della povera mamma alla Rufina mi impedirono di parlare ed io l’avevo rimessa al 24 maggio, quando l’improvvisa e desolata sua mancanza ruppe i miei disegni, però solo momentaneamente. Non è il caso di farti qui la descrizione delle indecisioni, delle lotte, delle lunghe riflessioni ed infine della obbedienza alla volontà del Signore. Sarebbe ostentazione e non è del mio carattere di mettere a giorno e di pubblicare a destra e a sinistra quel che passa dentro di me. Una cosa sola ti dico: che ho deciso irrevocabilmente di entrare il più presto possibile dalle Suore di Don Bosco dove so indubbiamente che iddio mi vuole. È un dovere impostomi dalla volontà del Signore che è solo padrone di disporre di me come più gli piace e lo compirò a qualunque costo! Tu puoi mettermi davanti qualunque obiezione qualunque difficoltà, ma Io ti avviso che non saranno nuove, perché io le ho tutte misurate e ponderate nella calma più reale della mente nell’assoluta e perfetta indifferenza della volontà, solo per vedere e conoscere quale fosse il volere di Dio e non per contentare me stessa. E la conclusione è stata la irrevocabile decisione che ho presa. Tu mi dirai che è cosa strana, è segno di indifferenza e di egoismo l’allontanarmi dalla famiglia ora che essa è quasi distrutta, ma io dico: è un pensiero di meno l’avere una sorella già collocata e a posto.
Per la Pinetta, e qui si concentrano tutte le difficoltà, per tre o quattro anni resterà in collegio; per le vacanze c’è la Norina, ci sei tu, c’è Italo, e debbo dirti che la Pinetta rispetta e obbedisce molto più la Norina di quello che non obbedisca e rispetti me, essendo io stata sempre troppo condiscendente e debole verso di lei. Quando fra tre o quattro anni uscirà dal Collegio, Norina la sorveglierà, starà con lei, l’accompagnerà fuori e se non sarà persuasa di qualche cosa ricorrerà a te, a Italo per correggerla, se pur vi sarà bisogno. Se allora in quell’epoca tu fossi sposato, potresti anche tenerla con te; se non lo fossi, resterà con voi fino a che non si metta a posto anche lei.
Del resto io non lascio Roma perché il Noviziato è a Roma: non è un ordine di clausura che mi separi e mi distacchi dalla famiglia: potete venire a trovarmi ogni giorno, se vi fosse necessità; io sarò sempre lì, pronta per consigliarla e per aiutarla in tutto, e le mie parole avranno presso di lei più autorità e più valore, e più che tutto le mie preghiere e il mio sacrificio vi otterranno dal cielo quella felicità che è frutto dell’adempimento del proprio dovere e dell’esercizio della virtù. […]
Vedi dunque che è adesso, proprio adesso, il momento opportuno per la mia entrata e che essa non nuocerà a nessuno. […]
Caro Italino, forse con queste parole ti avrò fatto dispiacere e te ne chiedo scusa, ti chiedo scusa non perché pensi di aver fatto male, ma perché il Signore sa se vorrei risparmiarti ogni pena e ogni inquietudine e che solo il dovere mi impone di parlare e di agire in questo modo. Il Signore, che mi vuole al suo servizio, domandandomi di rinunciare a tutto e a tutti per Lui, saprà essere la vostra consolazione e la vostra letizia. Io non posso e non so fare niente per voi mentre Egli è il padrone del mondo, degli uomini e degli avvenimenti e vi ricompenserà largamente, in proporzione della corrispondenza vostra ai suoi voleri. Io lo prego incessantemente per la Pinetta, per Norina, Italo e tutti e prevedo già di quante consolazioni di quanta tranquillità di quante gioie vi sarà largo nel corso della vostra vita. Chissà che non sia nei suoi disegni provvidenziali che il mio sacrifizio possa esservi utile fruttuoso in tutti i sensi! Vuoi tu credere ed io pretendere che l’opera mia in casa possa essere più utile di quello che può fare per voi il Signore pregato ogni giorno, ogni momento, non solo col fervore dell’animo, con lo slancio del cuore, ma con l’azione continua, col sacrificio. Io ti prometto che per te, per la Pinetta, pei cari miei offrirò ogni atto di virtù, ogni opera, ogni fatica, tutto insomma per il vostro vero bene e qua e in cielo.
Ti avverto che di questa mia decisione è stata avvisata anche Pinetta. State tranquilli e di buon animo: Il Signore vi renderà lieti, vi farà felici, buoni e virtuosi.
Ti lascio: quantunque sia prossimo il nostro ritorno aspetto e desidero una tua risposta e ti invio tanti baci che ti dimostrano il mio affetto.
Tua affezionatissima Teresa
(Lettera in Archivio generale FMA e immagine rielaborata da sr Angela Marzorati)