Suor Alessandra Smerilli, appartenente alla nostra Ispettoria, è stata invitata a commentare il Vangelo nella trasmissione televisiva “A Sua immagine – Le ragioni della speranza” per 6 puntate, a partire dal 18 gennaio. Di seguito pubblichiamo il Comunicato stampa e una breve intervista.
Una suora economista, suor Alessandra Smerilli, che incarna il Vangelo formando i futuri giovani economisti a pensare ad un’economia sana ed inclusiva, che sia in grado di rispettare la casa comune, come ci indica Papa Francesco. Sarà lei, docente di economia politica alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium» di Roma a commentare il Vangelo, da sabato 18 gennaio, ne “Le ragioni della speranza”. Consigliere di Stato della Città del Vaticano, oltre che docente in altre università, è membro del Comitato scientifico ed organizzativo delle Settimane Sociali dei Cattolici, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, ed è tra gli esperti del Consiglio nazionale del Terzo settore, organismo istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Nella prima puntata, la religiosa Figlia di Maria Ausiliatrice Salesiana di don Bosco, si soffermerà sul significato dell’economia civile necessaria per guardare agli “scartati”, come definisce Papa Francesco quelle persone escluse dal sistema.
- Papa Francesco vuole per la donna una presenza più numerosa e con ruoli di responsabilità nel governo della Chiesa. Quale ti sembra il contributo specifico del genio femminile nelle diverse fasi dei processi decisionali?
Innanzitutto dobbiamo dire che il mondo ecclesiastico inteso come strutture, ma così come il mondo economico e la società si è andata costruendo prevalentemente al maschile.
E questo forse ha fatto pensare che il maschile fosse un po’ la norma. In realtà Dio ha affidato la terra all’alleanza uomo-donna, maschio e femmina li creò a immagine di Dio li creò, quindi maschio e femmina insieme sono immagine di Dio. È il primo messaggio – e credo che Papa Francesco abbia in mente proprio questo – è riconoscere che se alcune cose non vengono condivise tra uomini e donne stiamo mancando a quella alleanza e quindi forse la Chiesa non sta realizzando a pieno la sua missione.
Non è quindi una concessione, ma è un ritornare alle origini e permettere alla Chiesa di vivere la sua missione appieno. Anche nella Chiesa alcune intuizioni non riescono ad avere seguito perché non c’è un adeguato coinvolgimento nei processi di cambiamento. Avere più donne lì dove i processi vengono pensati, io credo che sia un valore aggiunto enorme.
- Vediamo diminuire in forma preoccupante le vocazioni negli Istituti femminile di Vita Consacrata. Quale nuova figura di donna consacrata proporre in una società consumistica?
Io penso, da una parte, che stanno terminando alcune forme storiche, ma non finisce la vita consacrata. Io non credo che Dio lasci mancare questo lievito alla sua Chiesa.
Avendo lavorato in questi anni con tanti istituti religiosi, mi sono resa conto che alcune forme di vita consacrata vengono meno perchè ci siamo concentrati molto sulle opere come servizi e un po’ meno sull’essenza della vita consacrata cioè su quello che deve essere una vita consacrata nel mondo.
Quindi, se vogliamo pensare al futuro per la vita consacrata anche per figure femminili, io credo che ci sia bisogno di una vita consacrata leggibile non nascosta. Credo che abbiamo bisogno di una presenza che sia più tra la gente, che sia una presenza semplice e leggibile, non chiusa dentro mura, – sebbene ci sia bisogno di luoghi accoglienti, di case, perché oggi c’è bisogno di casa, ma non devono essere case in qualche modo impermeabili dove si noti una separazione.
Abbiamo bisogno di una vita consacrata fraterna, ma molto tra la gente, sicuramente accanto alle mille forme di povertà, come sprona oggi Papa Francesco, bisogna avere l’odore delle pecore.
Non basta guardare da lontano, bisogna starci in mezzo. D’altra parte però una vita consacrata che sia anche profetica nel denunciare, nel provare a dare soluzioni nuove ai problemi e quindi ritengo che nella formazione, soprattutto al femminile, ci sia bisogno di tanto studio.
Papa Francesco, ad alcune suore Superiore, una volta ha detto: “nell’estrema periferia dovete mandare la persona che ha studiato di più”; nel senso che bisogna essere molto preparati nella complessità del mondo attuale per poter riuscire a smuovere qualcosa.
Io credo che un problema con le vocazioni nella vita consacrata soprattutto femminili, oggi, sia proprio questo che le persone a un certo punto si sentono dei tappabuchi messe lì a fare qualcosa in un ingranaggio più grande di loro e si perde il senso di che cos’è una consacrazione.
Per lasciare tutto ci deve essere un centuplo che non è in agiatezza, non è in comodità, – anzi c’è bisogno di radicalità, – ma un centuplo nel sentire che la propria vita donata ha un senso.
È vero che non sempre è facile vederlo questo senso però è meno facile coglierlo quando ci si sente ingabbiati nelle strutture.
- Qual è il volto attuale dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice?
Io credo che sia un volto molto variopinto, molto bello, è quello che Don Bosco diceva: io stendo una bozza vuoi metterete i colori.
Quando ho occasione di conoscere esperienze fuori dall’Italia o anche fuori dalla mia Ispettoria – perché ovviamente l’ambiente che conosco meglio quello dove vivo – anche stando all’Auxilium, l’Università dove arrivano suore da tutto il mondo – è interessante vedere come il Carisma si incarni in modalità sempre nuove a volte molto audaci, vedo che c’è tanto l’attenzione allo sviluppo della donna e delle donne, perché nel mondo, soprattutto in certi paesi, sono quelle che soffrono di più, e quindi questa dimensione femminile del Carisma diventa anche un denunciare e il lavorare per i diritti delle donne. Credo che questo sia importante, sia qualcosa che non può mancare come Famiglia Salesiana e credo anzi che forse dovremmo lavorare di più da questo punto di vista perchè credo che sia la nota specifica che noi possiamo dare alla famiglia salesiana.
La formazione delle giovani consorelle è un tema che nel capitolo generale dovrà essere preso in seria considerazione perché come dicevo prima c’è bisogno di una formazione adeguata sia a livello culturale sia teologico, non per clericalizzarci, ma per poter offrire un contributo.
Le porte della Chiesa si stanno aprendo, in questo momento, se non si trovano persone preparate non si va da nessuna parte.