Santa Teresa di Gesù: una riflessione dal Carmelo di Nuoro
Abbiamo accolto con gratitudine l’invito delle nostre sorelle salesiane di Nuoro a scrivere qualche riflessione su una persona che ci accomuna non solo come sorelle in Cristo Gesù, ma anche come eredi di una spiritualità feconda e gioiosa.
Ogni occasione è buona per fare festa per la propria Madre nella fede, per fare memoria e riportare alle soglie del proprio cuore momenti importanti e significativi del nostro essere religiose appartenenti a una specifica famiglia.
Parliamo di santa Teresa d’Avila che, ancora oggi, dopo 506 anni, continua a suscitare con i suoi libri un grande interesse in tutto il mondo; eppure erano libri che lei aveva scritto solo per le sue monache e per obbedienza ai suoi padri confessori che le chiesero di mettere per iscritto quel che il Signore andava operando in lei.
Abbiamo imparato a conoscere Teresa soprattutto dal racconto della sua vita che lei stessa scrisse nel 1562, a 47 anni, in cui parla non solo di se stessa, ma, soprattutto, della travolgente esperienza del suo incontro con Cristo.
“Teresa ha una vitalità prorompente Nonostante la debolezza fisica è una donna vivacissima, di grande intelligenza e sensibilità, con un bisogno fortissimo di amare e sentirsi amata. Fortemente combattuta tra due amori: quello per Dio e quello per l’uomo”. Ci vorrà del tempo perché possa scoprire l’unità tra la sua umanità e la chiamata di Dio e possa capire che Dio la vuole totalmente sua e totalmente donna. Sarà attraverso l’immagine dell’Ecce homo, che chissà quante altre volte avrà visto nel suo monastero, che, all’età di 39 anni, il Signore le concederà la grazia della conversione definitiva: “Teresa riesce a staccare lo sguardo da se stessa, dalla sua lacerazione interiore per volgerlo sul viso sfigurato di Gesù e leggere su di esso l’amore di Dio per lei. È la rivelazione di Dio: Dio è uomo, è quest’uomo che muore d’amore per lei, … e potrà dire con parole che echeggiano quelle di Paolo: “Non sono più io che vivo, ma voi, mio Dio, che vivete in me”. (S. Cannistrà). Così Teresa ormai dimentica di se stessa può dedicarsi con tutto il suo ardore a dare vita e compimento a tutti i progetti che Dio ha disposto attraverso di lei. Il mondo era in fiamme al tempo di Teresa così come lo è oggi: le guerre di religione, la riforma protestante, le chiese e l’Eucaristia profanate, guerre, pestilenze, morti. Lei, donnicciola, come ama definirsi, con un manipolo di altre dodici giovani monache, affascinate dal suo progetto di vita condividono con lei la follia di ritornare a vivere la pienezza della vita evangelica e partono per questa avventura, per questa battaglia incruenta: optare per il Vangelo, impegnandosi per la Chiesa e per il mondo.
A questo punto, non possiamo fare a meno di citare per intero una bellissima pagina di Carmelo Mezzasalma della comunità di San Leonino su Teresa, fondatrice ed educatrice: “… Teresa fondatrice. Non tutti diventano fondatori. Perché lei si prende la responsabilità di queste dodici ragazze che ha preso con sé, e dà loro, per ispirazione di Dio, un progetto, un’identità, un compito. Una missione all’interno della Chiesa. E qui comprendiamo già la ragione dell’enorme fiducia che, nel corso dei secoli, fino ad oggi, … schiere di donne hanno dato a Teresa di Gesù. Perché è una che si è presa cura di loro, e ha dato un senso, una direzione, un’identità, un compito dentro la Chiesa. Esse si sono fidate di lei, l’hanno seguita, e Teresa non le vuole condurre in un baratro – e infatti non lo fa. Ed ecco allora l’immagine illuminante, decisiva. … Cos’è un monastero di Teresa, cos’è un Carmelo? Nient’altro che un castello dov’è rifugiato un manipolo di soldati non di ventura, ma volontari! Decisi a morire, a dare tutti se stessi! Che non si tireranno indietro per nulla al mondo … qui emerge la declinazione concreta della vita teresiana: fare gruppo, non ognuno per sé: ognuno per gli altri! Totalmente donati l’uno all’altro. Questa è una delle caratteristiche fondanti della comunità cristiana, come già i primi padri e lo stesso san Paolo l’avevano pensata. Combattere ogni mediocrità ed ogni ipocrisia: varcare la porta del Carmelo vuol dire esporsi a questa radicalità cristiana. Se Dio è Dio, seguitelo. Si può cadere, si può essere deboli, si può essere fragili, ma qui si tratta della determinazione di vedere, di far emergere Dio, di manifestare la differenza cristiana della nostra vita. … La nostra umanità è afflitta dagli stessi mali che opprimevano il mondo teresiano del XVI secolo, ed essi oggi, sono semplicemente più gravi, più drammatici. Avuta l’intuizione Teresa diventa immediatamente una grande educatrice. … È stata capace di formare persone straordinarie. … Ad Anna di Gesù, che è stata in qualche modo la sua continuatrice, prima di salutarsi per l’ultima volta Teresa prende il suo mantello e dice: prendilo tu perché questo è un mantello nuovo e dammi il tuo che è vecchio tanto io sto per morire. È evidente che dietro questo gesto c’è l’episodio del mantello di Elia, dato ad Eliseo. Avviene come un passaggio di consegne, si realizza davvero la “trasmissione” del carisma e dell’esperienza. …”.
Correva l’anno 1582, era il 4 di ottobre e Teresa di Gesù passava da questo mondo al Padre ad Alba de Tormes dicendo queste ormai celeberrime parole: “È ora, Sposo mio, che ci vediamo: è tempo di camminare”. Quel giorno fu riformato il calendario, con tale cambiamento il dies natalis di santa Teresa, dalla notte del 4 ottobre fu trasferito al 15 ottobre del 1582; ma, Teresa d’Avila continua a camminare con noi, dietro Gesù, lo Sposo, il vivente e il sempre veniente. Nulla ci può turbare, nulla ci può spaventare: Dio ci basta.
Auguri carissime sorelle salesiane per la festa della vostra Santa Patrona Teresa d’Avila e auguri anche a noi carmelitane scalze per la festa della nostra Santa Madre Teresa di Gesù, alias Teresa de Cepeda de Ahumada.
Che il Signore ci conceda di custodire e far fruttificare per gli uomini e le donne del nostro tempo lo stesso fuoco d’amore, che ardeva nel cuore di questa “donna inquieta e vagabonda”, per Gesù e per l’umanità intera.
Le vostre sorelle carmelitane scalze del Carmelo di Nuoro