Il corso di laurea interclasse in Coordinatore dei servizi educativi e dei servizi sociali, attivo all’università di Roma Tre, si propone di analizzare le dinamiche di funzionamento e sviluppo delle organizzazioni di lavoro fornendo, innanzitutto, una panoramica delle più rilevanti teorie organizzative per approfondire, progressivamente, le principali variabili che determinano la complessità dei sistemi aziendali.
Nell’ambito delle sessioni, vengono prese in considerazione le diverse tipologie di organizzazioni: dalle piccole imprese commerciali alle realtà della pubblica amministrazione, dalle multinazionali alle organizzazioni non profit. Ciò al fine di evidenziarne i tratti comuni, ma anche e soprattutto le differenze di cultura e di gestione, per trasferire agli studenti una metodologia di approccio consulenziale, utile al loro bagaglio professionale.
È questa la premessa fondamentale per condividere insieme l’esperienza che don Stefano Casu e suor Emilia Di Massimo hanno vissuto il 31 maggio con le studentesse di Roma Tre le quali, per comprendere come funziona un’organizzazione, hanno scelto il centro giovanile del Sacro Cuore. Tale scelta ha varie motivazioni: la presenza di don Stefano e di suor Emilia all’università e la relativa relazione che instaurano con i ragazzi, la presenza dei giovani universitari che svolgono il volontariato al Sacro Cuore. Ma, senza il contatto con i docenti, quanto si è realizzato non sarebbe mai stato possibile: la pastorale universitaria necessita dell’interazione con i professori che comunque dimostrano apertura ed interesse verso chi svolge la missione educativa.
Le studentesse hanno frequentato il centro giovanile per capirne la mission e la vision, per porsi i seguenti interrogativi: Come affrontare i problemi che investono le comunità? Come rispondere alle preoccupazioni delle persone che in quelle comunità ripongono le loro speranze? Come costruire spazi di interazione tra soggetti che si assumono la responsabilità di agire mettendo in campo energie per affrontare le questioni emergenti?
La risposta è stata data mediante la costruzione di una vera cassetta degli attrezzi che le giovani hanno realizzato per promuovere risposte concrete, in grado di trasformare l’esistente e di produrre innovazioni significative, come hanno ben illustrato sia ai docenti sia alle loro colleghe. Oltre la professionalità dimostrata, le studentesse hanno colto la centralità che permette di realizzare ogni mappa: L’educazione è cosa di cuore. Don Stefano e suor Emilia erano presenti e, oltre ad apprezzare le competenze delle ragazze, hanno vissuto l’esperienza di vedere, di sentire don Bosco anche dentro la realtà universitaria, in aula con insegnanti e giovani, con il suo fascino educativo che continua ad indicare le vie del cuore per raggiungere ogni ragazzo e scoprirne il punto accessibile al bene, comunque presente.
Abbiamo camminato insieme ai giovani per un tratto di strada, imparando da ciascuno di loro, dalla loro freschezza e dal loro impegno; al termine di un anno accademico desideriamo ringraziare con le parole che Papa Francesco ha rivolto ai giovani:
“Voglio incoraggiarti ad assumere questo impegno, perché so che «il tuo cuore, cuore giovane, vuole costruire un mondo migliore. Seguo le notizie del mondo e vedo che tanti giovani in tante parti del mondo sono usciti per le strade per esprimere il desiderio di una civiltà più giusta e fraterna. I giovani nelle strade. Sono giovani che vogliono essere protagonisti del cambiamento. Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! Attraverso di voi entra il futuro nel mondo. A voi chiedo anche di essere protagonisti di questo cambiamento. Continuate a superare l’apatia, offrendo una risposta cristiana alle inquietudini sociali e politiche, che si stanno presentando in varie parti del mondo. Vi chiedo di essere costruttori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore. Cari giovani, per favore, non guardate la vita “dal balcone”, ponetevi dentro di essa. Gesù non è rimasto sul balcone, si è messo dentro; non guardate la vita “dal balcone”, entrate in essa come ha fatto Gesù. Ma soprattutto, in un modo o nell’altro, lottate per il bene comune, siate servitori dei poveri, siate protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio, capaci di resistere alle patologie dell’individualismo consumista e superficiale”. (Christus vivit, 174)