Convegno Nazionale CIOFS Scuola: l’educazione che non si ferma e si rinnova
Venerdì 26 e sabato 27 marzo si è tenuto, su piattaforma Zoom, il Convegno Nazionale promosso dal CIOFS Scuola che ha visti coinvolti dirigenti, coordinatori e insegnanti delle Scuole paritarie di ogni ordine e grado di tutta Italia. L’incontro aveva lo scopo di presentare il Manifesto della Scuola Salesiana delle Figlie di Maria Ausiliatrice, partendo dal presupposto che, mai come in questi anni, la Scuola è in costante movimento; da qui il titolo dato allo stesso convegno “Scuola in movimento. Modelli e prospettive”.
La mattinata del venerdì si è aperta con i saluti e l’intervento della Presidente CIOFS Scuola FMA, Sr. Marilisa Miotti, che ha sottolineato il forte bisogno di innovazione che la scuola, soprattutto in questi tempi, richiede, sottolineando l’importanza di una “riforma di pensiero” come il vivere nell’oggi che costantemente viene modificato. A tale proposito è fondamentale sottolineare, grazie alla lettura del Manifesto della Scuola Salesiana, quanto la stessa pedagogia fondante del movimento salesiano risulti in continuo movimento, in costante innovazione e cambiamento. L’avvio della tavola rotonda ha visto protagonisti gli interventi della Prof.ssa Piera Ruffinato e il Prof. Giovanni Grandi che si sono concentrati sull’analisi dello sguardo verso la scuola, inteso come passione educativa e lettura che va oltre le apparenze.
Il ricco apporto della prima ha incentrato l’attenzione sull’enorme bisogno degli alunni di avere una “scuola di felicità”, ricordando come il credo di Don Bosco fosse incentrato nell’adeguatezza di una didattica coniugata con il livello socioaffettivo di ogni alunno. La centralità dell’alunno sottolinea la portata psicopedagogica del trinomio salesiano, in cui l’individuo è considerato integralmente, in cui il metodo viene subito dopo, dove è inoltre fondamentale coltivare la cosiddetta competenza del pensare per comprendere e conoscere la realtà che circonda ogni alunno e, infine, il privilegiare sempre nella scuola l’apprendere ad apprendere, per cui le discipline sono un mero strumento per la costruzione del sapere che ognuno di noi desidera coltivare. La scuola ha bisogno di avere una sua specificità e una sua unicità, in cui amore e religione vanno sempre di pari passo, sottolineando come si può sempre trarre del bene anche da ciò che non è totalmente giusto; si può sempre “immaginare una persona un po’ migliore di quello che è realmente”, bisogna amare ma anche saper amare. Come sottolineava Martin Luther King, l’amore può essere rappresentato da un triangolo, le cui proprietà come l’altezza, la lunghezza e la larghezza sono il simbolo di un amore che va coltivato e curato in ogni suo aspetto. Da ciò nasce la necessità di riappropriarsi della vocazione e della responsabilità educativa che contraddistingue il movimento salesiano nella sua Missione Educativa.
Con il Prof. Grandi la riflessione si è spostata verso una lettura filosofica che parte da quella ricerca di felicità che costantemente ognuno di noi ricerca nella propria vita. Come ricorda Aristotele, è importante stare bene in senso globale, cosa non facile perché è complicato capire veramente che cosa sia questa felicità. Secondo il grande filosofo, un uomo che agisce secondo perfetta virtù può essere considerato felice, poiché nella perfetta virtù si ritrova la completezza umana; non di meno conto sono però la sapienza, l’intelletto e la scienza, capacità indispensabili per riflettere ed esercitare in ogni sua forma la potenza del pensiero umano. Virtù morali e cardinali si completano tra di loro per creare la base di un’educazione solida e indispensabile. Dentro le opere degli educatori si trova costantemente un forte messaggio e un incancellabile disegno: come ricorda Tommaso d’Aquino, “la causa agente non muove senza mirare al fine”, si deve pensare quindi alla progettualità del lavoro educativo. È pertanto àncora delle competenze educative e pedagogiche la costruzione di un Progetto di vita per il singolo alunno, che deve avere il potere e la capacità di prendere decisioni all’interno del proprio progetto. Il contrasto tra innovazione e conservazione è infatti il principale contesto in cui ognuno di noi si cala, è la prova in cui ci si chiede cosa sia meglio scegliere per il proprio benessere, ma spesso ci si ferma davanti alla novità. È qui che entra in gioco la cosiddetta psicologia della decisione, che porta ad agire secondo abitudine, in cui si ritrova la soluzione sicura e più familiare. Le abitudini non sono sempre positive, spesso si hanno delle cattive abitudini, ed è qui che entra in gioco l’operato dell’educatore che orienta, aiuta e indirizza il discente nel prendere delle buone decisioni. Ciò non significa che il maestro e l’educatore si sostituiscono al bambino e al ragazzo, ma sono delle guide, degli esempi da seguire, o decidere liberamente di non seguire. La pedagogia salesiana fonda le sue solide basi sull’orientamento come vero esempio dell’essere buoni cristiani e onesti cittadini, come ricorda il suo fondatore Don Bosco.
Il secondo modulo del Convegno si è svolto nel pomeriggio del venerdì ed è stato caratterizzato da un percorso laboratoriale specifico per i dirigenti e coordinatori delle scuole e per gli insegnanti di ogni ordine e grado. Nel laboratorio riservato a dirigenti e coordinatori, guidato dal Prof. Giulio Carpi, l’attenzione si è focalizzata sugli strumenti e le modalità migliori da utilizzare per costruire dei modelli di coordinamento efficaci per guidare, ispirare, responsabilizzare e coinvolgere al meglio i docenti della scuola salesiana. Per gli insegnanti della scuola dell’Infanzia, la Prof.ssa Elena Pieracci ha coordinato un lavoro incentrato sull’educazione all’aria aperta, concentrandosi sull’importanza di trasmettere competenze educative attraverso il movimento corporeo dei bambini in un’età evolutiva di grande rilievo. La Prof.ssa Lara Manari ha invece guidato il gruppo degli insegnanti della scuola Primaria, dando spazio all’importanza dell’educazione emotiva e delle relazioni che da essa si instaurano tra adulti e bambini, e tra compagni, sottolineando l’importanza di una gestione costruttiva di tutte le emozioni che nascono in un gruppo classe. Infine, il quarto laboratorio, dedicato ai docenti della scuola Secondaria, presieduto dalla Prof.ssa Veronica Carpi, ha toccato diversi temi legati tra loro, come l’importanza del benessere emotivo e le relazioni positive che possono crearsi nell’ambiente della classe in questo particolare periodo di pandemia.
Alla conclusione dei lavori laboratoriale di tutti i gruppi, tutti gli uditori si sono potuti riunire per ricevere un sunto dei singoli lavori, con l’obiettivo di poter condividere e donare quanti più spunti utili a tutti i docenti e coordinatori. Questo secondo modulo è stato chiuso in vero stile salesiano: con un divertente gioco per tutti i partecipanti, per arricchire e nutrire lo spirito e l’anima con l’allegria che Don Bosco ha sempre perseguito.
Il terzo e ultimo modulo del Convegno si è svolto nella mattinata del sabato ed è stato intitolato “La didattica integrata, un anello nel cambiamento”. Grazie agli svariati interventi, ci si è soffermati sull’importanza che ha acquisito in tempi recenti la didattica digitale, che ha appunto apportato un rilevante cambiamento nella didattica caratterizzante la scuola. Il primo intervento, del Prof. Matteo Adamoli, era incentrato sull’inclusione di questo nuovo tipo di didattica nella relazione educativa: è infatti fondamentale ripensare l’apprendimento, l’insegnamento e il ruolo del docente in questo nuovo scenario. L’ambiente di apprendimento è composto da uno spazio e da un tempo, suddiviso in quantità e in qualità; fino ad un anno fa l’unico ambiente di apprendimento conosciuto è stato quello fisico dell’aula con i banchi, le sedie, la lavagna e il tipico arredamento, ma siamo oggi portati a pensare ad una nuova aula in cui è fondamentale saper sperimentare, dove il trinomio insegnante-allievo-sapere è in continuo cambiamento ed evoluzione. Alla base di questo c’è una cultura partecipativa, in cui tutti gli attori dello scenario educativo sono chiamati a partecipare e a progettare nuovi spazi in cui la parola chiave diventa l’interazione. La progettazione didattica subisce un brusco e nuovo cambiamento: è importante che ogni studente sappia fin dal principio il percorso che gli si prospetta davanti, con le sue tappe intermedie e finali. Per questo motivo è quindi fondamentale curare la comunicazione, dove l’insegnante viene costantemente chiamato a sostenere i processi di apprendimento dei suoi alunni. Il docente diventa un tutor in toto, per sé stesso e per gli altri.
Gli interventi della Prof.ssa Virginia Kaladich, della Dott.ssa Elena Mocchio e dell’Avv. Emanuele Montemarano, sono stati legati dall’analisi della buona prassi della didattica a distanza creata e sviluppata da un anno a questa parte. La prassi di riferimento è un lavoro ad-hoc dell’UNI (Ente Italiano di Normazione) e FIDAE (Federazione Italiana di Attività Educative) che fornisce Le linee guida per il sistema di gestione della didattica a distanza nelle scuole di ogni ordine e grado. È questo un documento nato dall’emergenza sanitaria, ma che si pone come obiettivo quello di gettare le basi su un modello di riferimento per le metodologie didattiche innovative e che si basano sull’utilizzo efficiente delle nuove tecnologie. È fondamentale che la scuola abbia una solida organizzazione rispetto alla didattica digitale, ideando modelli e buone pratiche indispensabili dalla scuola dell’Infanzia sino ai Licei. Tale realtà è applicabile ad altri enti che svolgono un’attività simile a quella scolastica, come i centri di formazione professionale, di cui il CIOFS Scuola è grande promotore. La prassi illustrata è applicabile in tutto il mondo, per questo è stata tradotta in varie lingue e, come sottolinea l’Avv. Montemarano, essa è compatibile con qualsiasi legislazione. Questo punto è di fondamentale importanza poiché le esigenze connesse alla situazione pandemica e all’indispensabilità dell’implementazione delle nuove tecnologie hanno una portata globale, conclude il project leader della prassi UNI.
Roberta Lianas, insegnante Scuola Primaria di Monserrato