A casa, in via Dalmazia
L’esperienza di Carol
L’essere definisce il fare
Essere del Signore, inviate per i giovani e con una comunità che condivide la missione sono le caratteristiche vitali che orientano e fanno assumere all’azione i tratti della consacrazione salesiana.
Questa è la convinzione toccata con mano durante il mese comunitario-apostolico trascorso in via Dalmazia; l’esperienza diretta ha permesso di calare nel concreto quanto approfondito e temprato nel primo anno di noviziato. Tanta gratitudine e tanto da raccontare, ma, in breve, condivido alcune considerazioni di questo tempo formativo.
I primi giorni ho osservato tutto il movimento di persone che circolava in questa grande casa, dai bambini dell’infanzia ai giovani del liceo, dai laici impegnati in ogni settore alle suore inviate alla propria missione. Dal sottoterra al terzo piano è stato possibile scorgere una comunità religiosa orante, dedita ai giovani, attenta alle necessità della casa e al bene reciproco. È vero che ci sono le fatiche quotidiane, che si corre da un corridoio all’altro, ma ho notato che la fraternità si costruisce anche nell’incontro inaspettato, in una parola, uno sguardo, un sorriso da dietro la mascherina … che, nonostante la fretta, sono gesti carichi di affetto, gioia e passione condivisa dello stare in mezzo ai giovani. Mi sono sentita parte di questa comunità, accolta e coinvolta ovunque, dalla preghiera ai momenti di condivisione, dalle classi della scuola ai diversi tipi di assistenza (entrate, ricreazioni, mensa…).
La presenza di così tanti laici impegnati, tra i quali molti educatori e testimoni della fede, è stata una ricchezza inaspettata che sollecita quella collaborazione fondamentale in cui credeva don Bosco (Cfr. Insegnamenti di vita spirituale, pag 115), perché è feconda.
Stare, condividere e ricevere molte domande dirette da parte dei numerosi giovani incontrati sono state occasioni preziose per lasciarsi interpellare e riconoscere che hanno tante risorse interiori (Cfr. Costituzioni FMA 66) da scoprire, educare e quindi ‘trarre fuori’. Per donarsi a questo non basta stare, perché le variegate situazioni dei giovani – spesso travagliate – richiedono una certa competenza, preghiera e lavorìo continuo tramite un Sistema Preventivo da coltivare ogni giorno.
Concludo ringraziando Colui dal quale tutto questo procede e converge: Dio che si lascia trovare nei volti incontrati, che agisce nell’impensabile e che motiva l’essere per poter fare insieme il bene possibile.
Carol Pallini
Noviziato “M. Ausiliatrice”
Castel Gandolfo