La donna nel suo popolo.
Meditazioni del Card. Carlo Maria Martini
Durante il mese di maggio, pubblicheremo ogni settimana un approfondimento sulla figura di Maria. Il testo di oggi è tratto da “La donna nel suo popolo. Meditazioni del Cardinal. Carlo Maria Martini”
“Maria, parlaci tu perché noi non sappiamo parlare di te: parla dunque tu a noi. Noi intuiamo che il mistero dell’Annunciazione è legato a quello della Croce: uno spiega l’altro, uno è radice dell’altro. Tu, che sotto la Croce vivi la morte del Figlio tuo e l’amore infinito del Padre per l’uomo, donaci di comprendere le radici misteriose di questo amore, di penetrare nel tuo “sì” al volere del Padre, da cui tutto è nato, in cui tutto ritorna, al quale tutto si riconduce”.
Relazione
Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc1, 38)
Queste parole esprimono senza dubbio una coscienza di relazione. Chi si definisce come servo definisce la relaziona a un altro.
La Madonna era certamente nutrita della lettura del profeta Isaia “Ecco il mio servo che io sostegno, il mio eletto in cui mi compiaccio” (Is 42, 1), e quel versetto risuona in ogni fibra delle sue parole.
Maria si definisce in relazione a Dio perché Lui ha deciso di mettersi con lei in una relazione di scelta, di compiacenza, di sostegno.
Un’altra bellissima assonanza: “ho posto il mio spirito su di lui” (Is 42, 1b); e l’angelo a Maria: “Lo Spirito di santità verrà su di te” (Lc 1, 35)
Maria si coglie, dunque, nella sua risposta: “Eccomi, sono la serva del Signore”, nel quadro delle predilezioni di grazia e di missione in cui si collocava la figura del Servo di Jahwè.
La sua coscienza è quella del misterioso servitore. Amato da Dio, prescelto da lui per riempirlo del suo spirito.
Coscienza missionaria
Questa coscienza non è soltanto individuale ma di popolo. Maria parla a nome del suo popolo di cui lei esprime il meglio e questo lo troviamo riflesso ancora nelle meditazioni isaiane: “Ma tu Israele mio servo (qui servo è un popolo), tu Giacobbe che io ho scelto, discendente di Abramo amico mio… ti ho chiamato dalle regioni più lontane e io ti ho detto: “Mio servo tu sei, ti ho scelto… Non temere, perché io sono con te” (Is 41, 8-10). “Il Signore è con te” – dice l’angelo a Maria – “non temere Maria” (Lc1, 28.30)
Maria vive la sua coscienza in unità con quella del popolo che si sente amato, che si sa scelto, che esperimenta su di sé il sostegno di Dio.
Nell’animo di Maria c’è una dedizione a Dio che è sua e che è di tutto il popolo d’Israele: Maria è l’anima, la voce, l’espressione della vocazione del suo popolo. Per questo risponde al Signore come singola persona e come vergine d’Israele, figlia di Sion.
Dietro alla coscienza di popolo c’è, infine quella di umanità, di popolo per un’umanità:
“Io il Signore ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano. Ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle Nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre” (Is 42, 6-7). “Il giusto mio servo giustificherà molti… Perché ti darò in premio le moltitudine” (Is 53, 11-12).
Maria vive sull’onda della rivelazione biblica che viene attualizzata in lei dalle parole dell’angelo. Vive la triplice coscienza della sua relazione personale di dedizione a Dio, dell’espressione corale di un popolo e della responsabilità verso tutto quanto è umano.
Dono di Dio
È la formula dell’Alleanza, la formula reciproca spondale: “Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”.
La formula sponsale non nasce dunque da un’idea o da un’iniziativa umana: essa è frutto e termine di una prolungata iniziativa divina nella quale Dio solo agisce in prima persona. Agisce in favore del suo popolo, a partire dalla sua potenza; agisce nell’intimo dei cuori e riformando dall’interno la persona e la società. Agisce nell’ambito della sua visione universale della storia, delle leggi che comprendono il cammino di un popolo e agisce ponendo queste leggi nel cuore.
La verità fondamentale biblica rivelata è che Dio agisce, fa, opera. (…)
Dio è sempre il primo, il suo primato è assoluto e non si può mai scalfire; il nostro “fare e agire” è necessario ma nella misura in cui siamo convinti che è Dio che opera. È dono suo lo stesso nostro fare e agire ed è suo dono anche il capire tutto questo.
Noi siamo creati a lode della sua gloria, della sua misericordia senza limiti perché è lui che salva, che ama per primo e ci chiama all’unione sponsale facendoci intendere il senso misterioso delle sue parole. Lui ha fatto percorrere ai Santi il cammino di dedizione, di sacrificio, di verginità: lui solo è grande, lui solo dobbiamo magnificare.
Donaci, Maria
Noi siamo come gli sposi di Cana che senza saperlo erano oggetto di una sollecitudine materna e di una forza di Cristo di cui ignoravano la portata: e questa scoperta è pure dono e ci fa accedere alla gratuità cosciente della vita di fede. Noi siamo oggetto di una sollecitudine materna e di una efficace azione di Cristo di cui ignoriamo la portata e che rende noi, come gli sposi di Cana, segni di una salvezza che abbraccia l’universo.
Poter contemplare questa verità ci fa accedere al regno delle cose di cui siamo continuamente preoccupati per equilibrarle e ordinarle alla verità della nostra vita. Cambierà allora non la nostra vita ma il modo di leggerla: avendo aperti gli occhi avremo capito di quale amore siamo oggetto e di quale chiamata siamo depositari.
“Donaci, Maria, di conoscere nel mistero dell’Eucaristia – che è il dono di Dio portato alla nostra bocca e al nostro corpo – di quale amore siamo oggetto! Doncaci di capire che la vita spirituale è semplice”.
Siamo noi che la complichiamo cercando un idelae di perfezione in una realtà corporea che richiede un equilibrio continuo.
La vita dell’uomo è complicata come un’ascensione su una parete di roccia, in cui tutto è questione di sottile equilibrio tra i diversi movimenti. Quando però si sono imparati i ritmi, l’ascensione riempie di gioia. Di gioia, non di spensieratezza, perché si sa che un minimo sbaglio può portare al precipizio! La vita dell’uomo è una complicazione semplice, in cui ci si semplifica raccogliendo tutta la propria esistenza come dono. Dio rimane così l’unico adorato, contemplato, amato, servito e tutto il resto è equilibrio della salita dove la gioia dell’operare aiuta a guardare verso l’alto e a tendere verso l’unico necessario.
“Donaci, Maria, di semplificare la nostra vita nell’abbraccio sponsale dell’unico Signore che ci prende totalmente, assorbendo ogni attimo della nostra esistenza, in un armonia indescrivibile che è quella del Regno.
Liberaci dal pericolo di credere che possiamo semplificare la nostra vita affidandoci a qualche piccola pratica particolare o a qualche idea che vi viene in mente.
Facci pregustare nell’Eucaristia quell’abbraccio e quel Regno dove Dio sarà tutto in tutti; e anche per questo rendici capaci di fare il rendimento di grazie. Amen.”