Cagliari – Il progetto “Cumentzu” per l’inclusione degli immigrati presenti nel nostro territorio, finanziato dalla Regione Sardegna e coordinato e realizzato dal CIOFS FP Sardegna va avanti, e, dopo la prima parte di informazione e di presa in carico dei giovani partecipanti, sono cominciati e ormai quasi finiti, 4 laboratori molto ricchi e interessanti:
Coendi – i ragazzi, guidati da alcuni esperti di settore, hanno messo proprio le mani in pasta, imparando a preparare la pasta fresca e il pane, tipici della Sardegna, conoscendo così tradizioni forti dell’ambiente che li ospita.
Memoria culturale – i giovani immigrati hanno visitato Musei e luoghi tipici di Cagliari, di Barumini e di Sant’Antioco, apprezzando la storia e le bellezze visitate e dimostrando molta voglia di conoscere e imparare con domande e interventi adeguati. Uno dei giovani, in Sardegna già da qualche anno, ringraziava stupito gli operatori perché “in tanti anni non ero mai uscito da Cagliari e non avevo mai visto niente!”
Web Doc – i ragazzi, con l’aiuto di due bravi esperti stanno realizzando un bellissimo documentario nel quale intervengono tutti coloro che lavorano nell’accoglienza degli immigrati in Sardegna, dagli operatori dei Centri di Accoglienza e degli Sprar, alla Caritas Diocesana, agli operatori del CIOFS FP Sardegna. Per la realizzazione delle interviste tutti i giovani si sono messi in gioco, raccontando e raccontandosi e tirando fuori tutto il loro difficile e doloroso vissuto.
Murales – dulcis in fundo il simpaticissimo laboratorio di murales che ha progettato e realizzato in pochissimo tempo un dipinto molto bello che ha rivalorizzato un vecchio muro di cinta del nostro Istituto e che è stato così spiegato da Riccardo Pinna, l’esperto dell’Associazione culturale “Skizzo” che ha guidato il percorso
“Una texture urbana che richiama nelle forme la tecnica dei batik: cerchi come simbolo di movimento, quadrati che esprimono staticità ed equilibrio, linee che rappresentano le strade percorse e da percorrere e triangoli come metafora delle salite e delle discese che tutti ci troviamo ad affrontare quotidianamente.
Un patchwork collettivo che parla dei colori del mondo visto dall’alto: il bianco dei ghiacci, il giallo della sabbia, il marrone della terra, il verde della vegetazione e l’azzurro del mare.
L’accostamento sempre diverso di questi semplici elementi dà vita a combinazioni originali e creative e ad un’insieme variegato e multicolore che rappresenta il nostro modo di interagire e conoscerci all’insegna della cultura, dell’arte e della collaborazione.”
Tutti i ragazzi coinvolti hanno partecipato con autentico entusiasmo e si sono lasciati coinvolgere da tutte le attività, hanno creato un bel gruppo tra loro e con tutti gli operatori del Centro e ci hanno fatto capire, ancora una volta, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, che l’inclusione è possibile!
Sr. Sandra Bona