Padre Erminio Antonello è visitatore della provincia dei Missionari Vincenziani Italia.
Sacerdote da 50 anni, dal 19 marzo 1969, padre Antonello è stato superiore del Collegio Alberoni a Piacenza dal 2012 al 2019.
Dai seminari ai tossicodipenti
Padre Antonello nel suo ministero si è occupato della formazione dei seminaristi della Congregazione, della cura pastorale in parrocchia con attenzione al recupero dei tossicodipendenti e ha avuto diverse responsabilità di governo.
“Tutti questi passaggi – racconta lui stesso – mi hanno formato a saper riconoscere nelle più varie circostanze il passaggio di una Voce che mi chiamava come il primo giorno. Ed ora sono ancora qua come quel primo giorno di seminario a rispondere a quella Voce”.
L’incontro con don Giussani
Che cosa ha determinato le scelte della sua vita?
L’incontro con Cristo, “scoprendolo e riconoscendolo come il Presente nelle circostanze le più varie della vita. Questo mi è stato propiziato da molti incontri e fra tutti quello più incisivo è stata l’amicizia con don Giussani. Non posso dimenticare l’incontro con la povera gente, che mi ha plasmato nel carattere rendendolo un poco più amabile e compassionevole. E non ultimo l’essere sempre stato a contatto con i giovani, che mi hanno permesso di non invecchiare prima del tempo”.
Nello spirito di San Vincenzo
“In questi anni – aggiunge – mi è accaduto di conoscere a fondo gli scritti di san Vincenzo, di cui sto facendo la traduzione dal francese. E vi ho trovato un carisma pienamente attuale, poiché il riferimento costante del carisma è «la carità e la missione» vissute con uno stile di umiltà, semplicità e fervore, mettendosi a disposizione dei poveri. In fondo è lo stesso atteggiamento vissuto da Gesù narrato dai Vangeli. Nella mia vita ho incontrato tanti confratelli che hanno vissuto con questo stile, che mi sono stati d’aiuto, poiché la nostra – conclude – è una compagnia missionaria, in cui siamo chiamati a sostenerci a vicenda”.
In questi ultimi anni l’Opera Pia ha promosso molte iniziative culturali.
“I criteri che ci hanno guidato sono sostanzialmente due. Il primo è stata la scoperta che le opere d’arte hanno una vocazione: quella di essere testimonianza della fede. E il Collegio Alberoni ne è riccamente dotato. Il secondo, forse un poco più intimo, è che la fede, oggi più che mai, ha bisogno di essere comunicata per via estetica e non solo per via dottrinaria. Non dico la semplice ammirazione per le cose belle, ma soprattutto quell’estetica che sgorga da una sensibilità dello spirito, a cui è importante rieducare e rieducarci. La mia personale preoccupazione è sempre stata quella di far emergere in ogni incontro – che si trattasse di pittura o di musica o di riflessione – che in ognuno di questi eventi vi è un contatto con il mistero di Dio attraverso il modo con cui si sta di fronte a tutte queste manifestazioni; contrariamente a quanto avviene in altri manifestazioni culturali oggi di moda, dove ciò che viene evidenziato è l’affermazione di sé”.
D. M.
Da un articolo pubblicato il 5 marzo 2019 (in IL NUOVO GIORNALE)
Cecilia Costa è Professore associato di Sociologia dei processi culturali, presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Roma Tre.
Nel 2017 è stata membro del Comitato scientifico-organizzativo dei convegni della Settimana delle scienze educative Educazione e terza missione: progetti, esperienze e processi inclusivi, 8-12 maggio 2017, promossa dall’Ufficio della Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma e dagli Atenei: Roma Tre; Università Lumsa; Pontificia Università Lateranense; Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi altri eventi di questo tipo in collaborazione con l’Ufficio Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma.
Ha preso parte al Sinodo dei giovani del 2018 come esperta collaboratrice del segretario speciale, Don Rossano Sala.
Qui un’intervista
Il 24 maggio 2019 è stata nominata da Papa Francesco, Consultore della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi (insieme a sr Alessandra Smerilli, Nathalie Becquart, María Luisa Berzosa Gonzàlez). Per la prima volta nella storia, quattro donne, una laica e tre suore, fanno parte di quest’organo così importante.