DALL’ISPETTORIA Maria Ausiliatrice
SLOVENIA CROAZIA
Condivisione sulla Circolare n. 991
Ho la consapevolezza che sono chiamata ad essere “persona-anfora” disponibile a
riversare nell’ambiente la gioia della vocazione nella gratuità e nello spirito del Magnificat, perché amata immensamente da Dio? (cf C 4 e 8)?
Con il passare degli anni cresce la consapevolezza e la gioia del grande e totalmente gratuito dono della vocazione, fonte prima e ragione ultima della nostra vita. Rispondiamo nello spirito del Magnificat, nella riconoscenza dell’essere amate da Dio, testimoniando con la vita e anche con le parole. Ci sentiamo grate a Dio che ogni giorno ci dona la grazia e la forza per vivere con gioia la propria elezione e la vocazione salesiana. Scopriamo sull’esempio di Maria quello che Egli ci sta dicendo nella Parola, negli incontri e negli avvenimenti. La consapevolezza della vocazione libera dall’ansia e aumenta la gioia del dono. Le giovani spesso si sentono incoraggiate, vedendo il nostro impegno vocazionale.
Sono cosciente che la devo donare prima di tutto ai più vicini: le sorelle, i giovani e ogni altra persona che attende gesti di umanità, di carità fraterna in un atteggiamento di dialogo aperto, di fiducia, di rispetto e stima verso la diversità di cui ognuna è portatrice? (cf C 50)
La gioia della vocazione nasce quando si apriamo alle chiamate quotidiane di uscire da noi stesse, di condividere, di andare incontro le une alle altre e tutte insieme verso chi ci è affidato. Nel nostro quotidiano si incontrano la gioia del dono della vocazione e il confronto reale con i nostri limiti. La condivisione, il dialogo fraterno sono mezzi potenti di formazione.
Cerchiamo di unire la consapevolezza della vocazione alla vita vissuta nel concreto con le persone più vicine. I gesti dell’attenzione verso le persone intorno a noi sono un criterio importante della qualità della nostra preghiera e della nostra risposta vocazionale.
Desideriamo coltivare l’ambiente di famiglia nella comunità; altrettanto cerchiamo di essere vicine alla gente, con lo sguardo positivo, che parla di Dio, specialmente in questi tempi difficili. Continuiamo l’impegno personale e comunitario di fare di Gesù sempre più il centro della propria vita e di vivere con più intensità i gesti concreti di carità.
Come possiamo cercare insieme di renderci felici reciprocamente nella vita quotidiana?
La fede è la »strategia« primaria della gioia nel quotidiano. Nella gioia della vocazione viviamo in Dio, gustiamo la comunione, ci trasformiamo al bene. Quando Gesù è al centro, tutte le cose sono collocate sul posto giusto. Cresce la gioia, l’umiltà, la riconoscenza, la pazienza, l’impegno per il bene. Le difficoltà che sorgono sono una via per costruire una vicinanza autentica con le giovani e con la gente, specie quella più provata dalle povertà e dolore. Sentiamo forte l’aiuto di Maria che nel silenzio del proprio cuore seguiva Gesù e seppe vedere, ascoltare, dire la parola giusta nel momento opportuno. La ricerca insieme, nell’ascolto e coinvolgimento di tutte, ci fa crescere e ci rende più vive. I gesti concreti di carità ci formano quali madri feconde e generatrici di vita, testimoni credibili e contagiose della felicità trovata nel Signore. Nel concreto ci aiutano gli atteggiamenti quali l’empatia e l’allegria, le passeggiate comunitarie ecc. Il volto gioioso attira e fa del bene a tutti. Anche la situazione causata dal coronavirus che ci ha obbligate di passare più tempo in casa insieme, è per noi un’occasione della crescita reciporoca, nella gioia del quotidiano come vera scuola di vita che ci offre la possibilità di rinfrescare la gioia interiore.