Dall’Ispettoria Gesù Adolescente – Medio Oriente (Mor)
Carissima MADRE,
Per dirti GRAZIE con la vita, abbiamo scelto la CIRCOLARE 973 intitolata “Comunità in ascolto del grido dei poveri” datata il 24 ottobre 2017, per essere testimoni credibili in mezzo ad un mondo che soffre molte forme di povertà.
La primavera araba, le rivoluzioni, le guerre a catena, ISIS, le fughe in massa, la perdita di beni e di lavoro, la perdita dei propri cari, i conflitti politici e religiosi, le opposizioni ai regimi, il Coronavirus… Tutti sono motivi per cui la miseria è di CASA. Parliamo di guerra in Siria che ha concluso 9 anni di brutalità, di crollo totale dell’economia libanese, di lungo conflitto Israelo-palestinese, di lenta ripresa dell’Egitto dopo il crollo dell’antico regime Mubarak e le scarse risorse dell’attuale Giordania… I popoli pagano il prezzo di corruzioni, conflitti e scarsità di educazione alla cittadinanza attiva.
Oggi, più che mai, vogliamo essere prossime a chi è privo del necessario e testimoniare la sobrietà richiesta dalle nostre Costituzioni.
In seguito, presento straci di abbondanti riflessioni che le comunità MOR hanno discusso e preso in considerazione in scelte di vita e di missione.
TERRA SANTA
LA COMUNITÀ DI GERUSALEMME
La povertà è una scelta fatta da un cuore aperto a Dio. Infatti, crediamo che quanto più si è distaccate da noi stessi e dai beni materiali, tanto più si riesce a sentire che tutto e tutti sono un dono.
In tutte noi c’è un rinnovato impegno a testimoniare questa apertura del cuore vivendo il nostro quotidiano con quella sobrietà indicata dalla Madre, nelle parole, nei gesti, nei giudizi, nelle scelte quotidiane ecc…
Consapevoli dell’importanza di questi atteggiamenti che vogliamo e dobbiamo fare nostri, ci siamo soffermate sulla particolarità del nostro apostolato specifico che è la pastorale del pellegrino. Sentiamo rivolto a noi Il versetto evangelico “Date voi stessi da mangiare” (Lc. 9,10-17) e, riflettendo su questo invito di Gesù, abbiamo riletto alcune esperienze che stiamo già facendo e ci siamo impegnate a portarne avanti altre.
Esperienze già in corso
La nostra Comunità non è esigente ma si accontenta di quello che riceve senza pretendere un di più
L’accoglienza ai pellegrini, l’essere disposte a parlare con loro, a rispondere alle loro domande, a venire incontro ai loro bisogni, in altre parole, a dare il nostro tempo con serenità, è il nostro modo di farli sentire a casa e di testimoniare che la relazione umana è più importante dell’aspetto finanziario dell’opera.
Sin dalla ristrutturazione dell’opera a favore dell’accoglienza abbiamo deciso di mantenere i nostri ambienti semplici, essenziali, ordinati e puliti. Crediamo che questo – unito alla richiesta di una rata di soggiorno bassa rispetto ad altre strutture dello stesso genere – sia un modo per testimoniare la nostra scelta di privilegiare coloro che desiderano fare un pellegrinaggio in Terra Santa ma hanno una disponibilità finanziaria bassa.
Abbiamo aperto le porte della nostra struttura al personale sanitario palestinese dell’ospedale San Giuseppe che ci hanno chiesto ospitalità perché impossibilitati a viaggiare, chiedendo all’amministrazione solamente una donazione per far fronte alle spese di acqua e luce senza pretendere la normale tariffa di alloggio che chiediamo ai pellegrini.
Condividiamo con le nostre comunità in Terra Santa la provvidenza che riceviamo
Aiutiamo regolarmente un povero che raccoglie da noi bottiglie e lattine.
Impegni per un futuro prossimo
- Fare in modo che chi lavora con noi sia più cosciente delle nostre scelte di povertà e del nostro modo di vivere.
- Conoscere il documento: Orientamenti per la gestione economica dei beni nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
- Essere attente a non sprecare l’elettricità, l’acqua, il cibo…
- Vedere con le Unione di Religiose se c’è qualche comunità che ha bisogno.
- Consigliarci con la CARITAS per vedere dove indirizzare gli aiuti.
- Aiutare alle due donne Palestinesi che lavorano da noi e che in questi mesi di stare a casa non hanno ricevuto il salario.
- Il dono della festa della riconoscenza comunitaria: ognuna preparerà un dono che poi il giorno della riconoscenza ci scambieremo, senza fare spesse.
LA COMUNITÀ DI NAZARETH
La Madre ricorda bene che ha cominciato la sua prima festa del grazie a Damasco. Una visita particolare è stata quella dei Luoghi santi. alle suore di Nazareth ha raccomandato la preghiera per il rinnovato SI di ogni figlia di Maria Ausiliatrice. Possiamo dire che siamo state fedeli alla consegna.
Ora abbiamo una proposta: Nostro desiderio, una volta cancellate le orme della Corona Virous. Venire a Nazareth per riposare un po’sarebbe una gioia immensa, ne lasciamo la decisione a Maria di Nazareth.
Le sorelle hanno espresso in maniera molto semplice il loro impegno attorno alla povertà:
* Voglio vivere semplice, felice con quello che la provvidenza offre senza pretese, ripetendo Signore sei tu il mio unico bene.
* Vivo la povertà tenendo il cuore libero e occhi misericordiosi.
* Pensando alla povertà crescente nel mondo prego per tutti la Divina providenza e da parte mia cerco di non lamentarmi mai.
* Vogliamo essere discrete in tutto anche nelle cose personali che teniamo.
Ai poveri non lasciamo mancare comprensione e aiuto:
Nell’acettazione degli allievi , non diciamo mai di no a un povero, anzi gli sentiamo come una benedizione, riduciamo la retta scolastica, e cerchiamo di aiutarli durante l’ anno.
Per Natale siamo solite invitare chi può delle maestre, delle famiglie di mandare con i figli generi alimentari o offerte che verranno distribuiti ai poveri. Quest’anno si sono preparati degli indumenti a misura dei ragazzi/e che venivano consegnate individualmente per evitare il disagio al ragazzo/a.
LA COMUNITÀ DI CREMISAN
* Possiamo affermare che la comunità è davvero spalancata ai poveri bisognosi.
* Papa Francesco ci invita a vedere i poveri come la “carne di Cristo”. La povertà è una scelta d’amore. Il nostro tenore di vita sta nella semplicità con lo stile salesiano.
* Siamo povere orientate all’essenziale, a quello che serve per una vita dignitosa e nella disponibilità per la missione. All’insegna della povertà reale ci occorre più avvedutezza per condividere i drammi della gente povera, come facevano D. Bosco e M. Mazzarello.
* Le parole di M. Mazzarello ci consolidano nella convinzione che la ricchezza salesiana sono i poveri da educare e nient’altro.
* La Madre ci ricorda secondo le Costituzioni che per essere discepole di Gesù “con cuore libero” abbraciamo volontariamente la povertà evangelica. Ciò vuol dire che dobbiamo seguire il nostro Maestro e Sposo nella nostra scelta, e questo implica aver fiducia nell’amore e nella cura del Padre che avvolge e veglia su tutte le sue creature. Gesù ci vuole povere come Lui. Infatti, la prima tra le beatitudine che ci ha detto è quella dei beati i poveri, per indicarci l’importanza della poverta` spirituale ed interiore, quella poverta` che ci aiuta ad avere il cuore aperto a Dio, alla Sua Provvidenza, e poi agli altri e ai loro bisogni.
* Mi colpisce sempre che D. Bosco ci insegna che la nostra politica e` quella del “Padre Nostro”… Pregando il Padre, crediamo e confessiamo che siamo tutti Fratelli, abbiamo un Padre solo, una Madre sola, Maria. Ciò vuol dire che qualsiasi persona, da qualsiasi stato di vita o razza o educazione, piccolo o grande, ricca o povera, istruita o no, siamo tutte eguali e nessuno e` superiore piu` dell’altro. Siamo una famiglia, abbiamo la stessa dignita` perche` abbiamo lo stesso Padre che prende cura di tutti noi. La preghiera del padre nostro, ci insegna e ci spinge ad uscire dal nostro egoismo, dal nostro io, i propri interessi, e di vivere l’accoglienza dell’altro con gioia e come fratello/sorella. Ci da la gioia e la liberta` interiore di vivere da poveri fidandoci di Dio Padre che non fa mancare nulla ai figli suoi e ci riempi del suo amore di cui abbiamo sempre bisogno. Siamo create per essere amati e per amare e in questo Gesu` e` il nostro Modello. Gesu` ama I poveri e si e` fatto povero per arricchirci. L’amore e` la base della nostra vita e della nostra scelta. Le Costituzioni ci insegnano che “la poverta` e` una scelta di amore, non una costrizione…” Se vivo la poverta` come scelta mia basata sull’amore, saro` libera per vivere nell’abbandono e nella fiducia in Lui che ho dato tutto, fidandomi di Lui perche` e` Lui che mi ha dato tutto per primo, si e` fatto povero, spogliato ed umiliato per mio amore. Allora se io lo amo veramente scelgo la sua stessa strada.
Ci impegnamo a:
- Accorgerci del bisogno che possono avere le famiglie dei nostri destinatari, e per quanto possible si va incontro ai loro bisogni.
- Ricordarci sempre che siamo discepole di Gesù e per seguirLo, dobbiamo avere un cuore libero, e invocare l’aiuto dello Spirito del Figlio di Dio, che da ricco si e` fatto povero per arricchirci della Sua poverta`.
* Seguire Gesù accettando di vivere come Lui, sentirci nell’abbraccio del Padre che veglia su ogni sua creatura e non la lascia cadere dalle Sue mani.
* Gesù nato povero, visse povero… Moltiplica il pane per sfamare le folle e nell’Eucaristia diventa cibo per tutti noi.
* Le Costituzioni ci additano lo stile delle prime comunità per lasciarci trasformare dal Signore Gesu` e dalle esigenze del Vangelo.
* La povertà è uno stile di vita che ho abbracciato liberamente, per seguire Gesù più da vicino e dare tutta me stessa per il bene dei giovani.
*Vogliamo mettere in pratica ciò che dice M. Yvonne: “ Il nostro modo di educare i giovani deve poter trasmettere con la testimonianza di vita e con le parole ciò che più conta, ossia l’amore anche nelle piccolo cose.”
Ci colpisce il pensiero di vivere la poverta` e la sobrieta` nei gesti, parole, pensieri, nel quotidiano. Questo e` un modo di esprimere la solidarieta`, perche` la sobrieta` e` una via previleggiata per vivere la solidarieta`. Ci tiene aperti agli altri, perche` quando mancano i pregiudizi diventa piu` facile accogliere l’altro come dono. La poverta` ci aiuta ad avere il cuore aperto, lontano dall’egoismo, dall’io. Il vero povero sempre ha il cuore e la mente aperti perche` accoglie tutto dal Buon Dio. Questo ci rende piu` libere e cosi diventiamo piu` solidali con gli altri. Quando non ci sono i giudizi o pregiudizi allora possiamo vivere e trasmettere l’amore come dice la Madre “ Il nostro modo di educare i giovani deve poter trasmettere con la testimonianza di vita e con le parole ciò che più conta, ossia l’amore anche nelle piccole cose. È qui che risiede la felicità, non nel possedere e nell’avere. Coltivare anche nei giovani un cuore povero vuol dire aiutarli ad aprirsi alla gratuità e alla gratitudine”.
SIRIA
LA COMUNITÀ DELL’OSPEDALE
Siamo disponibili a rivedere il nostro stile di vita, il nostro modo di vivere e di testimoniare la sobrietà nello spirito del Vangelo e del carisma salesiano? come aiutarci a viverla in sintonia con Gesù povero e gustare la beatitudine dei poveri in spirito?
Risposta : La sfida che stiamo vivendo in questi giorni causata dalla coronavirus ci interpella ad un esame di coscienza impegnativo. È importante interrogarsi sul come abbiamo impostato la nostra vita e testimoniato la sobrietà. Va intesa non solo in senso economico, ma riguarda il modo di essere e di agire: sobrietà nelle parole, nei gesti, nei giudizi, nelle scelte quotidiane. La sobrietà è via privilegiata alla solidarietà. Noi cerchiamo di viverla rendendo disponibile la nostra casa alle giovani desiderose di silenzio e di preghiera.
la comunità si impegna a testimoniare la sobrietà nell’essere solidali con la povertà dei giovani che condividono la nostra missione nello spirito del Vangelo che ci insegna a condividere il pane e ciò che abbiamo con chi è nel bisogno. Siamo aperte e condividiamo in semplicità e gioia l’agape fraterna con ragazze nostre collaboratrici, viviamo con loro momenti di gioia salesiana alla luce del Vangelo, annuncio di gioia e di fraternità, nella convinzione che il carisma salesiano si incentra sui giovani poveri da educare.
L’approfondimento del sistema preventivo e la vita dei nostri fondatori che ci hanno tramandato il loro anelito per la gioventù seguendo Gesù e la sua vita di povero, ci aiuteranno a vivere la sobrietà ed essere segno profetico per il mondo odierno con le sue sfide e attese.
LA COMUNITÀ di ALEPPO
AVERE UN CUORE POVERO E LIBERO : ci stiamo sforzando di realizzare nel nostro modo di vivere di parlare e agire per essere testimoni credibili tra i nostri destinatari, con cuore libero e generoso.
Vivere la nostra missione con creativita ed entusiasmo in modo particolare nella catechesi e con incontri con i giovani e le associazione .
Condividiamo il pane, la vita, le gioie e le sofferenze degli altri. In questo tempo difficile abbiamo auitato 10 famglie che avevano bisogno del cibo e di un cuore grande che ama e ascolta tutti senza distensione.
CERCHIAMO di vivere una vita sobria e solidale solo quando riusciamo a svuotarci da noi stessi perciò abbiamo ancora strada da fare.
La passione dell’amore di Gesù che offriamo agli altri in questo tempo di guerra e coronavirus.
Essere percio aperti al mondo che ci circonda e ai suoi bisogni. Sentano tutti che sono amati, voluti e accettati come sono.
LA COMUNITÀ della SCUOLA – DAMASCO
Ci siamo soffermati all`articolo 18 delle Costituzioni.
Con figliale abbandono alla provvidenza del Padre ci rendiamo disponibili senza riserve per un servizio alla gioventù bisognosa. Testimoniamo che Lui è l`unico nostro bene.
Come Gesù ha vissuto con un cuore mite, umile, povero e libero. Perchè un cuore chiuso in se stesso non puo` aprirsi a Dio, non puo` essere disponibile alla missione specialmente ai più poveri. Questo è quello che hanno vissuto Don Bosco e Madre Mazzarello. Nella circolare la Madre ci invita a una conversione personale e comunitaria vissuta con gioia e speranza. Davvero se vogliamo gustare la beatitudine dei poveri di spirito, dobbiamo vivere le raccomandazione di Madre Mazzarello alle prime figlie di Maria Ausiliatrice “Per carità figlie mie, anche in mezzo alle agiatezze che la congregazione vi offrirà siate poveri nello spirito…” (cronistoria III p. 266)
Noi come comunità oggi in questa epidemia costatiamo che abbiamo tanto da fare ma cerchiamo ora di essere comunità aperta ai poveri che bussano alla nostra porta e alle giovani universitari che cercano un alloggio. Cerchiamo di testimoniare questo Amore nelle piccole cose quotidiane nella nostra vita di fraternità e di Apostolato.
LIBANO
LA COMUNITÀ di HADATH
- Oggi, come FMA sentiamo il BISOGNO e il DOVERE di essere disponibili a rivedere la nostra vita alla luce delle origini -e come dice il Papa- ravvivando la FAMIGLIARITÀ con Gesù in comunità per poter testimoniarLo Povero in un mondo sempre più povero a tutti i livelli (materiale, spirituale, morale ed educativo)
- Siamo, ora, convinte che non siamo povere perchè la situazione ci obbliga, ma siamo povere perchè è una scelta di vita donata a imitazione dello Sposo.
DESIDERIAMO:
- Coltivare in noi un cuore povero:
- Che ama con “le mani” non solo con “la lingua”.
- In continua conversione allo stile di vita sobrio.
- Umile e mite —> libero.
- Non offenderci dalle parole
- Non sentirci troppo sicure di noi stesse: la nostra sicurezza sia con Gesù e in Gesù.
- Fare un serio esame di coscenza: se la nostra povertà ci guida alla SOLEDARIETÀ.
- Quale passione ci muove nelle scelte,
- “date voi da mangiare”
- Curare La formazione del cuore:
- nell’ ascoltare, guardare negli occhi, incontrare e amare nei fatti.
- Riprendere le giaculatorie che, fatte con fede, hanno la forza della purificazione all’interno.
- La conversione pastorale:
- Ritornando alle origini per ritrovarvi il fuoco del da mihi animas, cetera tolle e rivedere il nostro oggi dove trarre le nostre scelte.
- Liberarci da tutto quello che non è proprio necessario (aprire gli armadi e le cassette, ciò che puó aiutarci a liberarci dentro.
Vogliamo vivere la “coetera tolle”:
- Nella perseveranza e la continuità della condivisione della vita, dentro la comunità e con tutte le persone e famiglie affidati alla nostra missione.
- In una vita sobria come scelta personale e comunitaria, che sia orientata con gioia alla solidarietà con i più “poveri”.
- Nella preghiera che porta il mondo sull’altare del Risorto.
LA COMUNITÀ di KAHALÉ
LA CONVERSIONE PASTORALE raccomandata da PAPA FRANCESCO chiede di ritornare alle origini della missione salesiana per ritrovarci il fuoco del da mihi animas cetera tolle e rivedere le nostre attuali presenze e scelte in questa luce :
*La politica del Padre nostro nel campo educativo.
*Coerenza e convinzioni tra parole e gesti, vivendo i valori salesiani.
*Nella testimonianza di vita: « Da mihi animas cetera tolle. »
*Dono gratuito. La scelta dei giovani poveri. Essere chiesa in uscita.
*Andare alle radici con D.Bosco e Madre Mazzarello: tradurre in vita il nostro carisma salesiano.
*Liberare i giovani da vari schiavitù.
*Vivere lo spirito salesiano di temperanza, gioia e semplicità.
*Porre i nostri passi sui passi di Cristo.
Imparare dal Maestro, vivere come Lui, sentirci nell’abbraccio del Padre che veglia con amore su ogni sua creatura e non la lascia cadere dalle sue mani.
Avere fiducia nel futuro in cui DIO abita e attende i suoi figli.
LA COMUNITÀ di TABARJA
La nostra povertà non deve essere a parole ma con i fatti. Ci teniamo a non essere attaccate alle cose e a non accumulare. Vogliamo offrire ciò che siamo: il sorriso, la comprensione, la buona parola…
Quando il mio cuore è libero dall’egoismo, dalla superbia, allora riesco a vedere Gesù in tutti e in tutto anche nella sofferenza economica che gira in tutto il mondo.
Non dobbiamo avere paura, Gesù ci dice: “Coraggio, non abbiate paura’.
Essere “sobrie” nella nostra vita sia nelle parole sia nei guidizi, è il nostro impegno.
-La gente vuole vedere la nostra povertà e lo vede, per questo la provvidenza non ci manca, e noi condividiamo tutto, auitando le famiglie povere.
La gente ci vuole coraggiose e sorridenti, segno della richezza evangelica, del “monumento vivente che voleva Don Bosco”; del “a te le affido” di Madre Mazzarello.
Grazie Madre per quello che sei e per tutto quello che hai fatto lungo questi anni.
LA COMUNITÀ di KARTABA
La circolare della Madre n. 973 è per noi un esame di coscienza e una verifica personale e comunitaria sulla coerenza e povertà.
– Nel corso di questi anni (dal 2017-2020…) sono state aiutate alcune giovani, economicamente, per poter continuare lo studio.
– È stata data la possibilità di lavoro ad una giovane di 18 anni, come insegnante a scuola, per poter a sua volta pagare l’università.
– È stata sostenuta una famiglia libanese bisognosa, per poter creare un lavoro sicuro per mantenersi.
– Nella scuola abbiamo aperto le porte ai rifugiati siriani, egiziani ed irakeni. Sono fortemente aiutati dando loro la possibilità dell’educazione integrale. Continuiamo come scuola ad aiutare i parenti per la retta e per acquistare i libri scolatici.
– Diamo lavoro a donne bisognose nella scuola e nella casa con l’obbiettivo di sostenerle.
– Nel restauro della casa, abbiamo cercato di usare quello che c’è, senza comperare nuovi mobili. Anzi riciclando ciò che non si poteva rimettere come prima, perché cambiata la divisione dell’ambiente. Quello che era necessario comperare l’abbiamo fatto a prezzo moderato.
In questa situazione di rivoluzione, problemi politici ed economici e dal COVID- 19, abbiamo cercato di assicurare alle maestre e operai lo stipendio mensile.
Impegni:
A livello personale: leggiamo questa situazione critica come opportunità che Dio ci offre per poter crescere nella fedeltà. Ognuna di noi cerca di vivere e mettere in pratica il voto di povertà, cercando di fare passi concreti di distacco e di attenzione, aiutandoci a vicenda.
A livello Comunitario: ci impegniamo a continuare il cammino sulla traccia che la Madre ci ha indicato. Non dimentichiamo chi è nel bisogno attorno a noi.
GIORDANIA
LA COMUNITÀ DEL BUON PASTORE – REGINA PACIS
LA POVERTÀ È UNA SCLETA DI AMORE.
La nostra politica è quella del PADRE NOSTRO.
Noi viviamo insieme condividendo i beni spirituali e materiali, perdonando ed amando. Tutto ciò che riceviamo lo condividiamo tra noi e con i nostri operai.
Confidiamo nella Divina provvidenza, in Gesù che multiplica il pane per la folla affamata.
OBBIETTIVO:
Imitare il Cuore di Gesu`, Mite, Umile, Povero e Libero. Ricordando le beatittuidine dei poveri in Sipirito: “Beati i poveri in spirito, perché essi è il Regno di Dio”.
LA COMUNITÀ di AMMAN – Casa ispettoriale
Oggi abbiamo bisogno più che mai di una vita sobria, puntata all’essenziale, per poter essere un segno nella società sofferente a causa delle crisi sociali ed economiche.
Crediamo che “vivere da povere” prima di tutto è una scelta personale. Tutte noi abbiamo professato personalmente di seguire Gesù povero, quindi vivere credibilmente la povertà è una responsabilità personale.
Sentiamo il bisogno di avere il cuore libero, non attaccato alle cose materiali, ma vivere con sobrietà per LUI e in LUI. La correzione fraterna fa parte anche della vita povera e sobria, tramite la quale possiamo guadagnare anime a Dio con il nostro dono gratuito e instancabile.
La sobrietà tocca anche il nostro stile di rapportarci con il creato affidato da Dio alla nostra cura. Dobbiamo curarlo come dono prezioso di Dio dove noi realizziamo il progetto della nostra santità.
Ritorniamo alle fonti, all’osservanza delle nostre costituzioni che ci esortano continuamente per entrare nel mistero dell’anientamento del Figlio di Dio per arricchirci della Sua povertà.
Possiamo vivere una vita sobria se viviamo profondamente lo spirito di Famiglia tipico della nostra Famiglia salesiana se adottiamo il “VADO IO” come stile di vita. Solo cosi possiamo testimoniare l’amore di Dio a quelli che ci circondano.
Vogliamo fare attenzione al nostro modo di rapportarci con gli altri, perchè mancanza di povertà e di sobrietà avere dei pregiudizi e il non perdonare. Dobbiamo togliere dalla mente il diritto di umiliare gli altri perchè questo non ci permette di testimoniare Cristo, anzi saremo motivo di scandalo per i nostri fratelli e incapaci di guadagnare anime al cielo.
Identifichiamoci con Cristo perchè il mondo sofferente ci chiama continuamente alla conversione.
Concentriamo la nostra vita su Cristo Crocifisso e Risorto perchè ogni nostra scelta sia orientata verso il “damihi animas” senza aver paura del “cetera tolle”, e cosi possiamo contribuire alla venuta del Regno di Dio e alla salvezza delle anime.
EGITTO
LA COMUNITÀ di HELIOPOLIS – MARIA AUSILIA
Don Bosco e madre Mazzarello ci hanno lasciato preziose testimonianze:
Don Bosco, con cuore di padre, cerca nelle periferie e per le strade della grande città i giovani soli, immigrati, sbandati. Invece Madre Mazzarello, a Mornese, scopre la povertà sul volto delle ragazze povere di affetto, di cure, di lavoro, di istruzione, di significati da dare alla vita.
Don Bosco ha provato di scrivere il Vangelo delle beatitudini per i giovani, soprattutto per i più poveri, quelli cui nessuno di solito aveva tempo per pensare. Don Bosco ha trascinato nella sua passione un mucchio di gente, prima fra tutti Maria Mazzarello. I giovani che arrivavano a Valdocco o a Mornese si sentivano immediatamente avvolti da un clima di spontaneità, di gioia e di festa che coinvolgeva tutti. Questi giovani, poveri e spesso orfani almeno di speranza, scoprivano continuamente che don Bosco e Maria Mazzarello erano un dono del cuore di Dio: un modo concreto per raccontare a loro il vangelo delle beatitudini.
Qui nel Medio Oriente che è travolto da tanti conflitti e guerre, troviamo tanta povertà e in molti bussano alla nostra porta. Si tratta di povertà economica e di isolamento. I bambini e i giovani di oggi sono colpiti non soltanto da povertà tradizionale, ma dalle nuove povertà, come il non-senso, la poca voglia di vivere, la solitudine, le scarse relazioni, l’assenza di ideali, interessi e affetti.
Dobbiamo imitare Don Bosco e Madre Mazzarello per offrire una testimonianza credibile, crescendo nella passione per i giovani più poveri e bisognosi. Occorre che la nostra testimonianza esprima la gioia del da mihi animas cetera tolle perchè la ricchezza salesiana sono i giovani poveri da educare e niente altro!
I poveri sono, infatti, la voce di Cristo umile e povero, e sono persone da incontrare, accogliere, amare, educare, accompagnare e orientare. Papa Francesco dice: “I poveri ci evangelizzano, aiutandoci a scoprire ogni giorno la bellezza del Vangelo. Ogni giorno siamo chiamati tutti a diventare una «carezza di Dio» per quelli che forse hanno dimenticato le prime carezze, che forse mai nella vita hanno sentito una carezza.
L’imperativo di ascoltare il grido dei poveri si fa carne in noi quando ci commuoviamo nel più intimo di fronte all’altrui dolore. Percio il nostro impegno consiste prima di tutto in:
- attenzione d’amore rivolta all’altro, continuiando ad essere attenti e sensibili al grido di tanti giovani e poveri presenti nelle nostre città.
- diventare una “carezza di Dio” per tutti e con tutti.
- vivere nell’atteggiamento del povero e dire sempre grazie a Dio durante la giornata e sentirci sempre poveri e bisognosi di Lui.
- avere cura della nostra formazione permanente e specilamente quella del cuore povero e libero.
- dare con gioia e fidarci nella Divina Provvidenza.
- la sobrietà nelle parole, nei gesti, nelle scelte.
- gestire bene il proprio tempo.
Con questo trauma di pandemia che affligge l’umanità, intensifichiamo la nostra supplica al Signore e ci rifugiamo sotto il manto di Maria perchè dia conforto a chi è nella percarietà di salute ed economica. Sicure che la nostra fede è la vittoria che sconfigge ogni male.
LA COMUNITÀ di “ST CLAIR’S” – HELIOPOLIS
Vogliamo avere l’attenzione maggiore ai poveri. Ci stiamo chiedendo: come vivono nell’oggi del Coronavirus?
Stiamo procurando cibo ai nostri operai e assicuriamo la paga mensile nonostante la chiusura della scuola.
Vogliamo crescere nella passione educativa perché la povertà nell’educazione è grande. Per questo, cerchiamo di individuare sempre i cambiamenti nella vita dei giovani per concretizzare il nostro sostegno e accompagnamento alla loro vita.
LA COMUNITÀ di ALESSANDRIA – MARIA AUSILIA
Abbiamo discusso su alcune convinzioni:
1- La sorella felice della sua vocazione perché povera, orientata all’essenziale, libera, disponilile per la missione.
2- L’importanza della formazione del cuore per poterci mettere in ascolto dei poveri, tendere loro la mano, guardarli negli occhi per far sentire a ciascuno il calore dell’ amore che permette di superare la solitudine e sperimentare l’amore preveniente di Dio.
3- L’importanza della conversione, cambio di mentalità e nuovo stilo di vita per la costiruzione di una società più giusta e fraterna.
4- La sobrietà nelle parole, nei gesti, nei giuidzi, nelle scelte quotidiane danno la gioia e fanno crescere nella libertà interiore.
Pensiamo che il tempo che stiamo vivendo sta cambiando qualche cosa in noi, siamo arrivate a dire qualche volta non cè bisogno di questo, lascia stare, sù manda giù, guarda il mondo intorno a te… Gesù ti vuole tanto bene, aiutami ad avere un cuore simile al Tuo, mite ed umile, povero ed libero.
LA COMUNITÀ di ROD EL FARAG
Con il voto di povertà ci siamo impegnate a vivere distaccate da tutto quello che abbiamo e usiamo per la missione. Ma con il passare degli anni siamo, siamo diventate esigenti, anzi, vogliamo il di più, cioè non vogliamo che ci manca nulla.
La povertà è soprattutto povertà del cuore. Questa ci aiuta ad aprirci all’altro, a condividere con i poveri quello che abbiamo e quello che siamo, a spalancare le porte della nostra casa e lasciarci disturbare.
Il nostro impegno: non essere esigenti quando ci mancano le cose ed essere sobrie nelle parole, nei gesti , nelle scelte quotidiane.
LA COMUNITÀ di SACRED HEART – ALESSANDRIA
La Circolare 973 è un invito a vivere una povertà educativa nello stile di sobrietà e solidarietà seguendo Cristo Povero, imparando da Lui come aver fiducia nel futuro in cui Dio abita e attende i suoi figli; vivere come Lui, sentirci nell’abbraccio del Padre che veglia con amore su ogni sua creatura e non la lascia cadere dalle sue mani; essere coerenti nelle scelte evangeliche del quotidiano e nello stile di vita personale e comunitario.
Le Costituzioni ci insegnano che la povertà è una scelta di amore e non una costrizione causata da situazioni contingenti. E la sobrietà riguarda il modo di essere e di agire: sobrietà nelle parole, nei gesti, nei giudizi, nelle scelte quotidiane.
Ma importante la formazione del cuore per poterci mettere in ascolto dei poveri, tendere loro la mano, incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire a ciascuno il calore dell’amore che permette di superare la solitudine, e per poter essere segni ed espressione dell’amore preveniente di Dio, secondo lo stile materno dell’amore che si dona, condivide e si lascia convertire dagli stessi giovani.
Preghiamo e viviamo la preghiera dei poveri che Gesù stesso ha insegnato ai suoi discepoli, cioè il Padre nostro che contiene le parole dei poveri che si rivolgono a Lui e si riconoscono fratelli tra di loro. In questa preghiera esprimiamo l’esigenza di superare ogni forma di egoismo per accedere alla gioia dell’accoglienza reciproca.
La nostra missione educativa esiste nel coltivare anche nei giovani un cuore povero vuol dire aiutarli ad aprirsi alla gratuità e alla gratitudine, saper godere delle piccole gioie di cui è cosparso il cammino umano e di cui spesso non ci accorgiamo. Vuol dire, in una parola, accompagnarli nella linea di un umanesimo solidale in grado di edificare la civiltà dell’amore.